martedì 12 dicembre 2017

Vita da Bomber - Introduzione

Bomber si nasce, non si diventa. Il bomber, quello vero, non ha bisogno di presentarsi, madre natura lo dota di tale fascino, talvolta bellezza, e savoir faire, tale per cui una qualsivoglia donzella cade ai suoi piedi senza rendersene conto. Lui, non sempre maschio alfa, può solo accettare questa condizione e comportarsi di conseguenza nella speranza vana che il suo essere tiratore libero non lo renda oltremodo stronzo. Il bomber però può anche decidere di fermarsi o soffermarsi quando colei che ha davanti sa rendersi adeguata al suo oggetto di desiderio.
Caratteristiche principali del vero bomber:
- Eleganza innata nel momento in cui deve cuccare;
- Capacità di far uscire aria da tutte le parti del corpo con varia sonorità quando è in compagnia degli amici, con tanto di gara su persistenza e rumorosità;
- Capacità di fare solo festa molesta o viceversa rinchiudersi in casa per recuperare la festa molesta;
- Conoscenza di tutti i locali nell’arco di 30 km di casa, di tutte le serate a tema, di tutti i luoghi nei quali potersi imbucare sotto copertura, dove trova rigorosamente altri maschi sotto copertura;
- Conoscenza di tutti i modi per ubriacarsi: vino, birra ma soprattutto cocktail, perché il cocktail fa proprio bomber;
- Tendenza a perdere punti della patente o la patente completa a causa della festa molesta (vedi sopra) soprattutto se il soggetto ha chiara origine venetica;
- Tendenza a far finire male le storie seguite da un periodo di festa terribilmente molesta;
- Amici capaci di altrettanta festa molesta, sempre pronti ad arrivare in caso di bisogno, perché i gruppi di bomber non si abbandonano mai;
- Capacità culinarie, perché sì sa, il bomber conquista anche con la cucina;
- Tendenza a esagerare, sempre e comunque perché, per lui, il troppo non stroppia mai;

Il bomber è una specie di droga, prima ti affascina, poi la provi, poi non vuoi smettere, però è lui che se ne va, soprattutto quando si sente oppresso, perché il bomber innamorato, tende a farsi opprimere per poi scoppiare come una bolla di sapone. Ma soprattutto il bomber è un numero imprecisato e imprecisabile di storie tra il serio e il faceto, al limite del credibile e del vivibile...perché lui è sempre al di sopra delle linee e anche dell’immaginazione.

venerdì 10 novembre 2017

Lettera semicomica a OVS per la pubblicità con Bianca Balti

Cara OVS,
come puoi farci una cosa così? A noi, povere donne che vengono a fare shopping nel tentativo di sembrare più magre, più alte, più snelle, con meno pancia, meno rughe, meno cellulite grazie ai tuoi abiti. Come possiamo credere che le cose stiano bene a noi se osserviamo lei nei cartelloni pubblicitari? Quella ragazza starebbe bene anche se avesse un pile rosso a pois viola con dei pantaloni da meccanico macchiati di unto, i capelli sporchi di una settimana e uno 'schitto' che le cola sulla spalla. Capisci?
Una che ha già il culetto perfetto 'push up' non ha bisogno di pantaloni che tirino su. Insomma, dovreste trovare delle modelle più realisticamente bisognose. della serie, beh se è migliorata lei, miglioro anche io. No?
In più dovrebbe essere illegale prendere una persona che ha mantenuto quel fisico nonostante due gravidanze, perché la scusa ' ho partorito' è fondamentale per portare avanti la nostra autostima, altrimenti come facciamo a guardare una e dire: 'aspetta che partorisca, poi vedrai si allarga anche lei?'
Capisci, caro OVS, è tutta questione di psicologia fine.
Ti ringrazio comunque per una cosa, almeno hai una trentatreenne così almeno in qualcosa mi sento simile e posso dire: 'io sono un po' come Bianca Balti'

lunedì 23 ottobre 2017

E sono 9!

La notte scorsa mi sono svegliata sul divano verso l'una e mezza, ho avuto la malsana idea di guardare WhatsApp e farmi venire un coccolone allo stomaco per certe chat e così sono arrivata a letto bella  sveglia verso le 2 e ho pensato a te, 9 anni fa a quell'ora l'ostetrica mi stava invitando a spingere ancora, anche se tu eri già in fase bagnetto, nata da 13 minuti, e al mio 'perché?' Lei mi rispondeva ' per buttare fuori la placenta'. Così mentre il neo papà pensava di aver assistito al miracolo, io capivo bene da dove fossi uscita. Quella notte è cambiato tutto, la ricordo in ogni momento, da quando: ' beh Erika partorirai domani' al 'non puoi partorite qui' (10 minuti dopo) di un'ostetrica in agitazione perché ero in sala monitor; alla telefonata  ai nonni:
' ciao nonno'
' eh!'
'È nata Maddalena'
'Ma doveva essere domani'
Ai messaggi della squadra di basket perché i compagni del papà avevano aspettato svegli quel fatidico 'bip bip' che annunciava la tua nascita. Quella stessa squadra che oggi, con giocatori diversi, tifi come una forsennata, ricordando tutti i nomi ( a differenza di mamma che ha ancora qualche problema) e battendo 5 e pugnetto a tutti.
Una notte che ci ha cambiato completamente la vita rendendola un susseguirsi di emozioni, gioie, paure ed incazzature, sì perché i figli hanno la capacità di parti arrabbiare giornalmente eppure è così bello vederti grande e autonoma, vedere come dimostri le tue preferenze e come si vedano le tue doti e i tuoi difetti. Come mostri le somiglianze con me e con papà e come pian piano si stia formando la tua personalità. Tanti auguri Maddalena continua a crescere perché è la cosa più bella che ci sia.

giovedì 11 maggio 2017

33 è un numero importante

Ok, devo dire che compiere 33 anni è dura, cioè negli ultimi tempi ci pensavo e il 33 mi ricorda quando da piccola la gente diceva: 'te ga i ani del Signor!' e io pensavo: ' Che vecchi!', bene, chiaramente io ora non mi sento così vecchia ma per qualcuno evidentemente lo devo essere.
Oh Santo Cielo, comunque 33 è un numero importante, non solo per Gesù (che tra l'altro detta tra noi, eviterei di fare quella fine, insomma se proprio mi devono uccidere, meglio sul rogo come le streghe, mi sentirei più a mio agio, come strega intendo: sì sapete, sono una di quelle che si cura dall'omeopata e che non vaccina le figlie perché non si fida delle multinazionali e dei farmaci, che va ai corsi di respiro, perché puoi star meglio solo cambiandolo, che compra l'olio di canapa, mangia bio, si fa i saponi e le creme in casa coltivandosi le piante aromatiche, fa pure le grappe e i liquori e corregge le figlie se sbagliano un congiuntivo, che aiuta un profugo a scuola e che ospiterà dei perfetti sconosciuti in casa. Quindi ho tutte le caratteristiche della strega medievale.) ma, torniamo al 33, perché ritorna spesso come numero, visto che siamo in tema con questi giorni, c'è il canto, poi ci sono i 33 trentini, poi è un numero perfetto perché c'è tutta la storia del 3, poi te lo faceva dire il medico per sentire i polmoni....insomma mica un numero a caso. Lasciatemi almeno queste vane teorie per non ricordare che: 'cavolo ne ho già 33 e ne vorrei rifare almeno 13 di questi.'
Ora, facciamo outing, superati i 30 e varie vicissitudini non carine, ho deciso che nella mia vita dovevo fare solo cose che mi piacevano e che soprattutto non mi creavano un'ansia stressante troppo forte e che mi facevano sentire in pace con me stessa e... guardacaso, ho scoperto che sono brava a farle.
Ma guarda te!
Fare la tutor dell'apprendimento, ossia fare ripetizioni ( ma dire tutor è più specifico e più figo) mi piace parecchio anche se talvolta mi sfinisce. Eh sì, determinati lavori anche se fatti per 4 ore al giorno valgono come altri fatti per 8/9 ore, credetemi. E siccome dovevo sentirmi a posto con la mia coscienza mi sono fatta la partita iva. Pago tasse? sì. Ho alzato i prezzi? No. Mio marito si incazza per questo? Sì. Ma chissenefrega non diventerò una magnate dell'apprendimento ma io non ho la minima intenzione di sfruttare le famiglie e nel momento in cui posso godermi qualche viaggio in più (chiaramente low cost) a me basta e avanza.
E poi finalmente ho una grande enorme passione: scrivere. Mi piace veramente tanto, il blog di scrittoriincorso (andatelo a vedere e mettete 'mi piace' sulla paginafb perché merita) è dentro di me e anche chi ne fa parte. Credo che alcuni di loro siano proprio dei veri amici, anche se non li ho ancora mai conosciuti di persona (lo so sembra assurdo, ma siamo gente che scrive storie inventate, pensate veramente che siamo normali?).
Se ho altro che mi piace? Certo, la politica, fare il consigliere di minoranza è dura, veramente, ma superato lo scoglio delle due ore del consiglio in cui mi sento veramente tanto ingenua e un po' il giochino dei politici navigati, mi rendo conto che posso e voglio una politica diversa, che sia amministrare e lavorare con i cittadini e per loro e questo mi piace, tanto. Ascoltare i problemi, cercare una soluzione, lottare insieme. Questa è la politica che voglio, quella che le cose le vuole cambiare e fa di tutto per farlo e sono contenta di avere un gruppo in formazione, oggi, che la pensa come me, che si spende per fare. Siamo un po' dei pazzi idealisti che si stanno ancora capendo tra di loro, ma diamo anche l'anima per  fare, essere e vivere meglio in questo bellissimo paese.
Tranquilli, il mio outing è quasi finito, altrimenti vi rompete le palle e non mi leggerete mai più. 
Ultima cosa che devo assolutamente segnalare del mio ultimo anno, è il mio gruppo preferito su 'whatsapp' (mi dispiace per gli altri), un pazzo insieme di mamme (anche qui, mica mai viste tutte) eppure abbiamo tante di quelle cose in comune, che ogni giorno ci scambiamo un sacco di info e sembriamo proprio delle adolescenti sempre con il cel in mano, ma ripeto chissenefrega.
Ecco la parola del mio ultimo anno è chissenefrega, io ho capito come voglio vivere e quindi ho deciso che vale la pena di farlo.


mercoledì 22 marzo 2017

ormoni primaverili


Mi sto pettinando davanti allo specchio nel vano tentativo di avere i capelli vagamente in ordine per la cena di primavera a “Rive Rosse”, quando mio marito entra in bagno completamente nudo. Anni e anni di film romantici e di libri erotici mi fanno sprigionare tutti gli ormoni dispersi per il corpo. Mi appresso a lui, che nel frattempo si è avvicinato al water dandomi la schiena, avvicino la mia mano destra alla sua natica accarezzando dolcemente quel muscolo ancora tonico , mentre con l’altro lo abbraccio e ringrazio il cielo che i primi caldi lo risveglino così.
Lui, con fare molto gentile, mi sposta la mano dalla natica: - Scusa!- dice dolcemente mentre penso a chissà quale sia la posizione che vuole prendere e invece... si siede sul water e mi dice: - mi scappa!-
Un po’ schifata tolgo le mie braccia dal suo corpo e mi volto prima di soppiantare l’immagine erotica con una fecale.
Finita la depurazione corporale che inquina l’ambiente circostante, se ne ritorna in camera mentre io finisco di rendere accettabile la chioma.
Ho ancora gli ormoni scossi da quella fantomatica provocazione, o meglio da quella che io credevo essere una provocazione e decido, da buona femminista, di riprovarci, in fin dei conti non è scritto da nessuna parte che debba essere sempre l’uomo a fare la prima mossa. Me lo immagino già, io arrivo con passo seducente e occhio erotico. Lui mi guarda e mi lancia sul letto:- Sveltina!- mi intima e via come Mr Grey.
Con tutti questi pensieri esco dal bagno, tiro dentro la pancia, risvegliando tutti i muscoli dopo anni di torpore, per fortuna gli addominali femminili capiscono la loro importanza in questi momenti e se riesci a non respirare per qualche secondo è fatta: pancia piatta e seno prominente.
Così, con un fisico alla Pamela Anderson, almeno io me lo immagino così, entro in camera, spingendo con forza la porta. Mi appoggio alla cassettiera con le dita della mano sinistra mentre metto la destra sul fianco. Posa da femme fatale. Non può che crollare di fronte a cotanta visione.
Ed effettivamente per i primi 20 secondi i suoi occhi puntano l’effetto push up e assumono il tipico connotato da accalappiatore sottolineato da un – mm- che fa esplodere in me punte di autostima altissime, neanche pretty woman si sentiva così quando Richard Gere la va a prendere all’appartamento.
- È tardi, dobbiamo andare!- continua ritornando a guardare le maglie nel cassetto.
Il mio fantastico castello….crolla inesorabilmente al suolo e mi ricordo che non respiro più da troppi secondi, la ciccia addominale recupera il suo spazio, i muscoli tornano in letargo, le tette si riafflosciano, le spalle si curvano e così Pamela Anderson diventa Pierino. Anche i capelli si riscompigliano. Scendo le scale notando come i miei ormoni stiano rotolando giù più veloci di me, sono ritornati alla modalità off.

Cena veneta


Io sono calabrese, vivo in Veneto da 15 anni ma ricordo come se fosse ieri il mio primo pranzo a casa dei genitori di amici:
‘Ti passo a prendere a meno dieci a mezzogiorno!’ mi disse la mia amica Clara.
‘Ah bello, facciamo colazione prima?’
‘ No...a mezzogiorno i miei ci aspettano per iniziare a mangiare.
A mezzogiorno? Di domenica? Ma questi mangiano all’alba?
Arrivai a casa di Maria e Bruno con lo stomaco pronto per la colazione e mi trovai con un pranzo a base di tipici piatti veneti.
Povera Maria si era impegnata tanto con tanto di antipasti, primi, secondi, contorni e dolce e io le ho fatto tante di quelle facce strane.
Antipasto: poenta, sc’ios e sopressa. Sopressa ok, la conosco. Sc’ios doveva essere un vino, in fin dei conti ero in Veneto quindi il vino sicuramente doveva esserci, ma quando mi arrivò il piatto vidi che era una cosa strana: una crema gialla con vicino un liquido marrone su cui galleggiavano delle cose strane. Oh Dio, qui mangiano vermi. Ho pensato. Ma da buona donna del sud, so che non si può lasciare niente nel piatto, altrimenti il padrone di casa si offende. Cominciai a mangiare con tutta la calma calabrese, cercando di capire cosa stavo ingurgitando, quando mi resi conto che tutti gli altri avevano già finito e stavano aspettando me: ‘Magna cea che te si nessa?’ Mi intimò Maria. Una persona evidentemente acculturata anche se un po’ maleducata mi aveva appena chiamato Nessi come il mostro di Lochness, che strani questi veneti che ti invitano a casa loro e ti offendono. Ma cea poi, che cavolo significa,ah...ho capito questa per offendermi mi storpia pure il nome, da Caterina, Cea come ci sia finito non l’ho capito. Fatto sta che appena ho messo giù la forchetta Maria aveva già levato il piatto e portato in cucina avvisandomi che stavano per arrivare i’ bigoi in salsa’...un sospiro di sollievo: bigoli col pomodoro. Poi ho visto arrivare sti bigoli con un sugo marroncino, Madonna ma qui non c’hanno neanche i pomodori rossi? ‘ Te sentirà che bona!’ mi ha detto Maria mentre mi porgeva il piatto. Il profumo pungeva un po’...forse è passata andata a male? Qui siamo al nord, se in Austria usano la panna acida, qui useranno i pomodori andati a male. Santo cielo dove sono finita?... Invece era buona e la mia amica questa volta me l’ha spiegato che la salsa è con le alici. Che sollievo. Naturalmente io stavo ancora mangiando e gli altri avevano finito da un bel po’. Notai lo sguardo spazientito di Bruno, il padrone di casa: ‘Ae 3 cumixia e partie? No finion pi’
Alle 3 hanno un party? Alle 3? Questi invitano le persone durante il pranzo a far festa? Ma mangiamo i primi con la gente che ci guarda? Sono proprio strani. Con il tempo ho capito che in Veneto si comincia a mezzogiorno e alle tre si è pure digerito.
‘Adess magna do sparasi; che je tant boni’ mi ha detto Bruno mentre stavo cercando di far capire al mio stomaco che doveva velocizzarsi. Ho alzato lo sguardo preoccupata: Madonna, qui si sparano durante il pranzo? Devo essere finita in una famiglia di cacciatori, saranno abituati ad una battuta di caccia per digerire, il tutto prima delle 3 che c’è il parti? Ma allora al parti mangiamo quello che abbiamo cacciato?
Non ci stavo capendo più niente, quando concentrata sul mio piatto cercavo di abbuffarmi e rispondere pure alle loro domande. Stavo infilando l’ultimo boccone nelle fauci quando Bruno mi ha intimato: ‘Varda de tociar puito des’
Madonna mia ma sto Bruno cosa voleva dirmi.
Con il cibo fermo allo stomaco, perché il mio apparato digerente era un attimo in difficoltà, mi avvicinai a Clara preoccupata.
‘Clara, scusa, ma non credo di voler partecipare alla festa, preferirei andare a casa!’
’Festa? Quale festa?Tranquilla, alle 3 per mio papà c’è solo il calcio!’
Sospiro di sollievo, il mio primo pranzo veneto era stato superato. Il primo dei tanti in cui ho potuto apprezzare gusti e sapori di questa terra e che mi hanno conquistata.

mercoledì 15 marzo 2017

Il primo amore

- Mamma, cosa si prova quando si incontra la persona giusta?- arrivò così placida e diretta la domanda di mia figlia e in un attimo mi resi conto che non era più una bambina. Dovevo immaginarmelo a quattordici anni ma per una mamma è sempre una cosa dura. Dopo quei trenta secondi in cui capii tutto ciò, cominciai a pensare a come risponderle mentre lei continuava a fissarmi interrogativa. Poi un lampo rischiarò la mia mente confusa di mamma:
- Avevo un anno più di te ed era il diciotto maggio. Chiusi gli occhi per concentrare tutte le mie attenzioni sulle labbra. Le sentivo vibrare leggermente, in preda ad uno stato di subbuglio che mi partiva dal cuore. Era tutto così strano, così tremendamente bello e strano. Aveva appoggiato dolcemente la sua bocca sulla mia mentre le nostre dita si incrociavano. Sentivo il calore delle sue labbra che mi riempiva dolcemente, sentivo ogni minimo particolare di quella sua parte del corpo. Era esattamente come lo immaginavo, come lo avevo visto in tutti quei telefilm americani. Mi sentivo proprio tre metri sopra il cielo.
- Mamma, ma non stai parlando di papà?-
- No!- le risposi sorridendo, ancora presa da quell’immagine di tanti anni prima.- La storia con papà la conosci e questa è quella che più si avvicina a quello che tu stai vivendo con Gabriele.
Le guance di Melissa si fecero rosse: - Tu come fai a saperlo?- mi chiese.
- Una mamma sa sempre tutto!- risposi facendole l’occhiolino.- Goditi amore questo momento, quando senti le gambe tremare appena lo vedi o quando corri perché ti è arrivato un sms e speri sia suo, e se lo è sorridi con ogni parte di te. È un momento bellissimo ma non sciuparlo, non avere fretta di diventare grande, ok? Ogni parte del tuo corpo vale tantissimo e chi hai davanti non la deve chiedere, se la deve meritare.
- Mamma, da quando fai discorsi così?- Melissa sembrava capire e anche no, effettivamente di solito ero poco profetica e molto diretta.
- Cavolo, sembro proprio la nonna!- ridemmo entrambe. Poi il suo cellulare tintinnò, era arrivato un sms, non serviva che mi dicesse chi fosse il mittente: i suoi occhi si illuminarono e la sua risata divenne un sorriso stupendo, un misto tra l’idilliaco e l’inebetito. Mi guardò, sorrisi e le dissi: -Vai!-
corse in salotto e si rannicchiò sul divano digitando a pazza velocità sulla tastiera touch del cellulare. Rideva da sola, cambiava espressione ad ogni sms in arrivo, trasmetteva attraverso i suoi occhi ogni emozione che le passava dentro. Era così bello vedere in lei quell’amore così sincero, puro e leggero dell’adolescenza, quello che quando finisce ti distrugge e ti forma ma che comunque rimane per sempre fisso e indelebile nella memoria. Continuai a guardarla finché non se ne accorse, sorrisi e tornai ai miei lavori di casa un po’ più felice.

sabato 4 marzo 2017

Pillole della settimana

in questa settimana ci sono stati piccoli episodi che vale la pena di condividere:
- i sogni talvolta diventano realtà, non l'avrei mai detto possibile e invece succede;
- tra i lavori su linkedin ho messo scrittrice e, cavolo, mi fa un po' specie ma ogni tanto bisogna pure buttarsi;
- è bello vedere che un proprio progetto continua dopo più di un anno: book exchange per adulti gira ancora e ne sono molto fiera;
- le domande delle mie figlie sono sempre più complesse, nell'ordine questa settimana abbiamo avuto: MADDALENA:cosa sono le mestruazioni ( da un punto di vista scientifico) ; cosa significa gay e cosa significa trans ( qui ha risposto lo zio supervisionato dalla mamma)
ADELE: perché dicono che i morti vanno in cielo quando ho visto che li mettono sotto terra; A: mamma dove sono le persone tornate dalla morte?  IO:Amore parlano di Gesù! A: No, io intendo nel 2017 dove sono? Io non le ho mai viste.
Perché ci sono tanto fuori ai funerali? Perché ci sono fuori in chiesa?
Da quest'ultima parte si evincono diverse cose: se Adele sta attenta durante le celebrazioni diventa più problematico che se fa casino; chiaramente ha il gene da ingegnere che deve capire tutto; diventerà atea perché è chiaro che solo ciò che sperimenta direttamente ha un senso per lei.
- Il mio primo romanzo si intitolerà: io e i miei herpes, una storia d'amore non corrisposta! Perché loro mi amano e non mi abbandonano ma io proprio non posso vederli...e neanche chi mi incontra.
- l'evento terribile della settimana: arrivare in camera già impigiamata e con il loro in mano, dimenticandosi che non hai ancora rimesso le lenzuola perché vale la regola d'ora: mai fare prima quello Che si potrebbe fare dopo!

martedì 17 gennaio 2017

IO CI SONO

Domenica io sarò alla marcia dei 1000 passi, non per buonismo o perché voglio 98 persone ammassate in un luogo non appropriato. Ci sarò perché è giusto ricordare che ci sono altri modi di affrontare i problemi, che ci sono esempi positivi di accoglienza e che ce li abbiamo proprio noi.
Io non sono convinta che dobbiamo diventare tutto un unico mondo di un colore informe, io credo fortemente nelle differenze, nelle peculiarità che ognuno ha.
Non mi vergogno a dire che sono veneta, ne tanto meno che abito in un paese chiamato Cusignana, grande come uno sputo e dove 'i fatti propri' non esistono.
Io sono quella che sono proprio perché sono nata qui, proprio perché sono veneta e proprio perché so questo, non ho paura di accogliere chi ha una cultura diversa dalla mia, una religione diversa.
Devo dire la verità, a volte ammiro i musulmani e la loro fede certa, perché dimostrano una cosa che qui si è persa e che dovremmo reimparare: la coerenza. Andiamo a Messa la domenica, ci sposiamo in una chiesa gremita con uno splendido abito bianco e poi abbiamo tanti di quegli scheletri nell'armadio che potremmo ricostruire un tirannosauro.
A me piace sentire che un genitore straniero parla ai suoi figli nella sua lingua, esattamente come io insisto con le mie perché usino il congiuntivo, non rinuncerò con loro ad insegnare un buon italiano e anche il dialetto (appena avranno ben chiaro e costante l'uso del congiuntivo e delle doppie) perché fanno parte di noi. Non dobbiamo aver paura dell'altro ma avere la certezza di ciò che è nostro, di quello che siamo stati e che siamo.
La scuola sarà anche noiosa, forse servirebbero metodi alternativi di insegnamento ma ci dà le basi per conoscere la nostra storia e per confrontarla con quella degli altri.
E proprio in quell'ambito, mi piace sapere che le mie figlie vivono ogni giorno con nazionalità diverse, con persone disabili, con colori diversi, con religioni diverse, con capacità diverse perché un giorno anche loro saranno la minoranza di qualcosa, tutti noi, una volta nella vita proviamo la terribile sensazione di non essere accettati, capiti ma soprattutto interpellati.
Io ci sarò perché credo nella diversità, perché sono sicura di ciò che sono e poi perché la mia esperienza personale mi ha vista più delusa e ferita da chi aveva il mio colore di pelle, la mia cadenza e il mio modo di vivere, e allora penso che il male non stia nella razza ma nella persona singola.
Oggi mandiamo all'inferno gente di colore, se domani mandassimo all'inferno i disabili, poi chi non ha un lavoro, poi chi ha difficoltà scolastiche, poi chi non studia, quanti di noi si salverebbero?