giovedì 28 aprile 2016

L'anello vibrante

Tanti anni fa, quando ancora non esisteva Whatsapp e anche Facebook era una chimera, una giovane ragazza di nome Scintilla stava per compiere gli anni e le sue amiche sapevano cosa regalarle, da pochi giorni infatti una famosa azienda aveva messo in vendita un anello un po' particolare che non veniva infilato alle dita e che la giovane bramava nella speranza di rendere maggiormente vivace l'attività ludico-motoria che faceva con il suo fidanzato di allora. Le amiche Verdiana e Safiria erano sicure ma un po' timide quindi decisero di agire insieme. Un pomeriggio andarono nell'ipermercato più vicino perché Verdiana aveva visto, in un attacco di shopping ossessivo compulsivo, l'anello in vendita. Dopo aver preso l'oggetto il problema era passare la cassa e soprattutto la cassiera ma Verdiana, molto esperta, disse: - Andiamo da quella lì in fondo, l'ho già vista, è sud americana e sembra molto aperta di vedute. Dopo aver appoggiato l'oggetto in cassa entrambe capirono che la donne forse non era così aperta di vedute (che poi, dopo anni Safiria si chiede ancora come si possa capire che una cassiera è aperta di vedute: forse da come passa gli oggetti sopra il lettore? Da come indossa il cartellino di riconoscimento? Bah): due occhi sgranati, la bocca che per poco non si spalancava e un cartello in fronte con scritto: 'siete lesbiche e vi piace divertirvi, brutte cattive!? ( Beh forse brutte e cattive non erano i termini della sua mente ma facciamo finta che lo fossero). Le due ragazze col viso color pomodoro molto maturo, pronto da far passata, pagarono nell'imbarazzo generale e scapparono non avvicinandosi più alla cassiera negli anni a venire. Il regalo venne molto apprezzato: Scintilla era pronta ad accendere il fuoco e questo doveva accadere qualche giorno più tardi, alla prima occasione utile e così fu, salvo che non tutte le ciambelle riescono con il buco così come non tutti gli anelli sono vibranti... Nel bel mezzo del divertimento, pronti per utilizzare l'anello, all'accensione fa cilecca, riprovano, niente. Lui, l'uomo della situazione, doveva risolvere la cosa e così mentre Scintilla stava per prendere fuoco, il maschio alfa ha preso l'estintore, o meglio il cacciavite e si è messo a smontare l'oggetto nel tentativo e nella convinzione (sbagliata) di poterlo risolvere. Dopo numerosi tentativi, la rinuncia totale e definitiva all'oggettino. Ed è così che finisce la storia dell'anello vibrante che non ha mai vibrato.

sabato 23 aprile 2016

Più che amici

Era suonato il campanello, Marta sperava che sua madre non entrasse a chiamarla, non voleva ancora vedere nessuno. Lì sola nel suo letto stava bene, o meglio riusciva a sopportare ciò che le era accaduto.
La porta della sua camera si aprì, Marta sbuffò ma non si girò per guardare chi era anzi continuò a tenere gli occhi chiusi nella speranza che sua madre capisse e se ne tornasse in cucina a intrattenere da sola gli ospiti. Invece si sedette, una mano le sfiorò il braccio e si fermò sopra la sua: non era sua madre pensava: se faccio finta di dormire se ne andrà. - Potrei cominciare con un te lo avevo detto, ma sai che non ti farei pesare nulla!- riconobbe quella voce e dopo giorni le si impresse un piccolo sorriso sulle labbra. Quella mano le strinse la sua e tanti ricordi le tornarono alla memoria, erano passati più di dieci anni ma non poteva dimenticare la sua quarta liceo.

Quando il preside l'aveva fatta chiamare in ufficio durante l'ora di matematica, si era chiesta cosa volesse, di certo non si era preoccupata, era una studentessa modello, di quelle che non rompono mai le scatole, che non rispondono male agli insegnanti e che danno sempre il massimo. Proprio elencando le sue innumerevoli doti scolastiche, il Preside aveva iniziato un discorso che Marta non capiva a cosa portasse, ma sembrava proprio una captatio benevolentia anche un po' troppo lusinghiera e questo la preoccupava parecchio. Quando il prof. Marchese era arrivato al dunque, aveva capito che aveva tutte le ragioni per essere preoccupata: Le stava chiedendo di affiancare Giacomo a scuola, diventando la sua compagna di banco e possibilmente anche a casa, facendo con lui i compiti e studiando. Prima di lasciarla parlare, il preside aveva continuato dicendo: - Ne ho già parlato con gli insegnanti e con i suoi genitori, ci sembra una buona possibilità, tu sicuramente ne hai le capacità e magari lui a te dà ascolto!- Peccato non ascolti nessuno pensò Marta. - Se non ascolta né voi insegnanti, né i suoi genitori, dubito ascolti me!- aveva risposto la ragazza terrorizzata all'idea ma il preside aveva insistito e lei aveva deciso di giocare la carta mamma e papà contrari:- Non so se i miei genitori accetteranno, ci tengono molto che io vada bene a scuola e poi il pomeriggio non sarei più a casa!- Il preside le rispose che ci avrebbe parlato lui, Marta sapeva che quello non era un bene, i suoi alle parole di Marchese non avrebbero detto di no e così fu. Lei era disperata nonostante tutte le sue amiche la invidiassero, Giacomo era il ragazzo più figo della scuola, quello che fumava e bruciava e che stava solo con la gente di un certo tipo, insomma il bello e dannato della situazione. Appena due giorni dopo l'incontro con il preside, fu cambiata di posto, da quel giorno alla fine dell'anno sarebbe stata vicina a Giacomo. La convivenza scolastica iniziò malissimo, lui cominciò subito a torturarla con dispetti continui: quando scriveva le spostava il foglio, le prendeva le matite senza chiedere. Marta portò pazienza i primi due giorni, alle seconda ora del terzo giorno decise di agire: appena lui le spostò il foglio, lei alzò la mano sinistra e la avvicinò al braccio di lui, in maniera leggera prese il primo strato di pelle tra pollice e indice e poi cominciò a stringere con tutta la forza che aveva. Giacomo scattò in piedi urlando ma da quel momento il loro rapporto cambiò completamente e lei cominciò anche ad andare da lui nel pomeriggio. In quelle ore, tra i compiti e lo studio chiacchieravano un sacco, di qualsiasi cosa, lei parlava di mamma e papà che l'adoravano, lui le raccontava quanto i suoi genitori non ci fossero mai ma che gli compravano qualsiasi cosa. A scuola nessuno sapeva quanto si fossero uniti e loro di certo non lo davano a vedere, anche se tutti avevano notato come Marta fosse l'unica che poteva permettersi di dirgli qualcosa, di rispondergli male e di mandarlo a quel paese.
Un pomeriggio mentre studiavano storia Giacomo le aveva preso la mano, a Marta si era gelato il sangue, aveva provato una sensazione strana, lo aveva guardato ma lui aveva continuato a guardare il libro, nessuno dei due aveva detto nulla ma da quel giorno, quando studiavano le due mani si incrociavano.

Giacomo, seduto sul letto vicino a lei, riprese a parlare: - Ti avevo promesso che sarei arrivato appena avessi avuto bisogno!- Marta si ricordava benissimo anche il momento in cui gliel'aveva detto: erano a casa di lei, l'ultima volta insieme prima che lui partisse per l'università a Milano. Lui lo aveva detto che sarebbe tornato appena lei ne avesse avuto bisogno, eh già c'era sempre stato per quanto distante vivesse, lui non la mollava mai.