giovedì 10 marzo 2016

il mio voto

Quella notte non ero riuscita a dormire bene, ero troppo agitata per riposare. La mattina appena avevo sentito il gallo cantare mi ero alzata, avevo aperto le imposte, il sole stava appena nascendo, era ancora presto ma ero troppo nervosa. Sono andata a prendere l'acqua e ne ho messa sul tinello, ho indossato il vestito della festa, quello delle grandi occasioni, le scarpe migliori, mi sono seduta al tavolino per lavarmi la faccia e pettinarmi. Quando sono scesa mio padre, mia madre e mio fratello erano già seduti a fare colazione, i loro sguardi al mio ingresso erano sconvolti: - Perché ti sei vestita così?- Ha chiesto mio padre con il suo tono duro. - Oggi è un grande giorno per il mondo!- Ho risposto e mio fratello si è messo a ridere: - Guarda che negli altri paesi le donne votano già!- Non poteva capire la mia gioia, ho lasciato stare, mi sono messa a mangiare un po' di pane e poi è arrivato Gianni, già non potevo andare da sola, non sarebbe stato bello a vedersi.
Finalmente ero di nuovo sola: io, un foglio di carta e una penna per scrivere. La mia mano tremava, non riuscivo a tener fermo il pennino, il mio stomaco si era occluso e piano piano una lacrima mi è arrivata agli occhi. L'emozione era così grande che non riuscii a non piangere, per la prima volta nella mia vita, ciò che pensavo contava qualcosa, sarebbe servito per delle decisioni importanti. Prima di uscire mi sono asciugata gli occhi, non stava bene piangere in pubblico. Appena fuori, Gianni era già lì che mi aspettava: 'Quanto ci hai messo!' mi ha detto. Gli ho risposto che era una scelta importante, non potevo non pensarci. Lui si è messo a ridere: 'Non sapevi già cosa votare?' 'Non ho mai votato e volevo pensarci ed essere sicura di mettere i segni al posto giusto – stava per ridere come se fossi una scema, mi fermai davanti a lui e lo guardai dritto negli occhi – tu sei sicuro di aver fatto giusto? Neanche tu hai mai votato! -Ho fatto come mi ha detto mio padre! - Non riuscivo a crederci, anche per lui era la prima volta dopo anni di fascismo e lui faceva ciò che diceva suo padre, non aveva un pensiero suo, glielo dissi, lui cominciò a borbottare qualcosa contro le donne e su cosa stava creando questa nuova forma di libertà. Salimmo in auto e non dicemmo più nulla. A casa mia entrò, avrebbe mangiato lì. A tavola Gianni, mio padre e mio fratello cominciarono a parlare delle votazioni, della politica, della guerra ma nessuno di loro nominò il voto alle donne. Sapevo che mio padre era contrario e sapevo che mia mamma era troppo in soggezione per andare a votare visto che lui non lo voleva o forse neanche lei era d'accordo: nel suo ruolo di donna di casa, capiva le preoccupazioni di un uomo ormai vecchio, per mio padre quello era solo l'inizio della fine. Mangiammo nel silenzio di noi donne, sentivo il disagio attorno a me, a quello che avevo fatto e che papà non voleva, poi verso la fine mia madre si alzò, tornò a tavola con il dolce delle feste, quello troppo costoso per una giornata tradizionale come quella. Me lo mise davanti, mi guardò negli occhi e disse: 'Oggi è un grande giorno per noi!'

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