venerdì 25 novembre 2016

25 novembre: giornata contro la violenza alle donne


Mi guarda! Quel bastardo pianta i suoi occhi dritti sui miei e non dice nulla, poi il suo sguardo scende verso il mio corpo, quando lo ha attraversato tutto si alza e se ne va per quella maledetta porta, quella da cui l’avevo fatto entrare 3 anni fa.
Era una sera di dicembre, poco prima di Natale, dopo una cena di lavoro, lui era amico di un mio collega, ci eravamo già incontrati altre volte e quella notte, grazie anche a qualche cocktail in più l’avevo invitato a casa mia. Era così premuroso, così dolce, sempre attento ad ogni mio bisogno.
Nel primo anno mi aveva regalato una rosa per ogni mesiversario, non se lo dimenticava mai. Poi ogni mattina trovavo un suo messaggio di buongiorno sul cellulare. Sembrava una favola, non ci potevo credere, io con gli uomini ero sempre stata sfigata, non me ne andava bene uno; con lui finalmente era diverso, almeno lo sembrava. Le cose cominciarono a cambiare il Natale successivo, l’azienda dove lavorava aveva avuto dei problemi e si era ritrovato a casa, così sempre più spesso stava da me, a me non dispiaceva trovare qualcuno quando tornavo dal lavoro, soprattutto se era lui, ma era sempre più serio e sempre più incazzato, ogni giorno trovava il modo per litigare: << Questa casa è un cesso, non vedi che casino c’è?>> << Non pulisci mai, sembra di vivere in un campo nomadi!>> All’inizio avevo lasciato perdere, pensavo fosse solo un brutto periodo e avesse bisogno di sfogarsi, cercavo di andargli incontro, di evitare i motivi che lo facevano incazzare, ma appena pulivo da una parte, trovava un motivo da un’altra. E le offese cominciavano ad aumentare, mi chiamava, stupida, stronza, troia a seconda del motivo e del momento ed aveva deciso di trasferirsi definitivamente a casa mia. << Forse, non è il caso che ti trasferisci qui, almeno non finché non ci capiremo per bene su tutte le questioni pratiche come l’ordine!>> glielo avevo detto in cucina mentre preparavo la cena, con calma, volevo solo non farlo star più male di come stava. Lui non rispose ma sentii una fitta fortissima allo stinco e caddi per terra con il cucchiaio ancora in mano. Sentii la porta sbattere e cominciai a piangere, andai in bagno, mi tolsi i pantaloni, il livido con l’impronta della sua scarpa era già ben visibile. Ero disperata, avevo sbagliato, lui si era sentito offeso, credeva non lo volessi. Lo chiamai più volte al telefono, gli scrissi. Dopo un po’ lo sentii rientrare, aveva un mazzo di rose in mano, si inginocchiò davanti a me e mi chiese scusa. Gli dissi che non volevo farlo star male e lo lasciai venire ad abitare a casa mia. Da quella volta è sempre stato così: quando qualcosa che dicevo non andava bene me lo faceva capire con le mani o con i piedi. Avevo iniziato ad usare abitualmente sciarpe, occhiali da sole e pantaloni lunghi. Quando le mie amiche mi chiedevano cosa mi fosse successo mi inventavo cadute, spigoli dell’armadio, allergie e congiuntiviti. Loro non avrebbero capito, mi avrebbero detto che era lui a sbagliare non io, ma loro non sapevano. Almeno io mi dicevo così, fino ad oggi. Mi sono sentita male al lavoro, nulla di grave ma sono venuta a casa, da lui. Mentre ero sul divano mi è arrivato un messaggio, lo ha letto lui: << Ciao, stai meglio? Riguardati capa!>> era il mio superiore. Lui si è incazzato:<< Cosa c’è tra di voi? Te la fai con il capo, puttana?>> ho provato a spiegargli che non c’è nulla tra di noi, che era solo stato gentile che amavo solo lui, ma continuava ad urlare, poi mi ha preso per i capelli, mi ha trascinata per terra e ha cominciato a prendermi a calci: << Così capisci chi comanda, troia! Ora vediamo se hai ancora voglia di scherzare con il tuo capo, stronza!>> Prima le gambe, poi lo stomaco, un dolore atroce, mi sono rannicchiata su me stessa, ma un calcio mi è arrivato in faccia, poi non ho sentito più nulla. Ho appena riaperto gli occhi, sento il gusto ferruginoso del sangue in bocca. Lui è lì e mi guarda. Quel bastardo pianta i suoi occhi dritti sui miei e non dice nulla, poi il suo sguardo scende verso il mio corpo, quando lo ha attraversato tutto si alza e se ne va per quella maledetta porta. Resto sola, avrei dovuto parlarne con le mie amiche, avrei dovuto mandarlo via, avrei dovuto...ma non l’ho fatto e ora sono sola nel mio sangue e non ho nessuno a cui dire addio.

lunedì 26 settembre 2016

23.18 tanti auguri piccola Adele!

Stai dormendo nel tuo lettino dopo una giornata di festa, pronta per andare a raccontare ai tuoi compagni i regali ricevuti. Sono già passati  5 anni quando a quest'ora mi stavo chiedendo perché mi fosse venuto in mente di riprovare quel dolore,eppure poi ce lo dimentichiamo noi mamme. Quella sera, pensò un po' come tutti i parti, ha avuto dei momenti comici, soprattutto quando abbiamo scoperto che eri femmina, eh sì, eravamo tutti convinti fossi un maschio e così dopo il parto la prima frase che tuo papà mi ha detto è stata: ora dobbiamo fare il maschietto,la mia risposta: te lo fai e non ho cambiato idea... Piccola con il tuo carattere d'acciaio, già con le risposte pronte, sempre un po' incazzata, sei figlia di due ragazzini che si sono improvvisati genitori senza neanche provare ad essere coppia, siamo nati famiglia prima con tua sorella e poi con te! Ti guardo e vedo i nostri caratteri, i nostri errori, le nostre paure tramutarsi in espressioni ed azioni. Vedo te e ti ammiro per la tenacia e la forza che hai, d'altrocanto io vi volevo forti ( PS avvicinandomi alla vostra adolescenza un po' mi pento) ma mi chiedo anche quanta colpa abbiamo noi genitori negli aspetti negativi di voi? È quanto in quelli positivi? Sì il mestiere di genitore è il più difficile, non solo perché lo sia l'educazione ma perché c'è l'amore,la paura di essere troppo severi o troppo buoni, la paura di vedervi star male e soffrire, perché ogni tua lacrima è una lacrima anche mia, ogni tuo sorriso è un mio sorriso, ogni tua gioia è una mia gioia! Tanti auguri piccola Adele, la vita non è facile ma io sarò sempre con te e tua sorella, perché una mamma, anche se si lamenta, se brontola, se sembra sempre stanca e incazzata, in realtà è lì pronta nel bene e nel male a sostervi e ad accompagnarvi in questo lungo immenso fantastico e faticoso viaggio.

lunedì 5 settembre 2016

amicizia

Prese in mano il telefono, lo sbloccò, schiacciò lo schermo sull'icona di whatsapp e si ritrovò tutte le chat davanti, la prima era quella di Marco, che dolore assurdo, scrollò verso il basso: 'Eccola!' pensò e cominciò a digitare:
E' ricominciato tutto, di nuovo o forse non ha mai smesso. Mi ha preso in giro ancora. Non ce la faccio più, perchè lo fa? Perchè a me? Ho bisogno di te, ti prego aiutami!' schiacciò l'icona di invio, vide le spunte diventare due e poi colorarsi di blu, stava scrivendo: 'Arrivo!'

giovedì 18 agosto 2016

Dove andremo a finire

Bum, pam, pin, ci crolla tutto sulla testa, è la fine, la nostra fine. Preghiamo, andiamo a pregare.
La chiesa è stata bombardata, non c'è più. Dio dove sei? Dove sei finito? Te ne sei andato anche Tu, impaurito da questi scoppi? Come puoi permettere questo? Come può la tua chiesa cadere? Non abbandonarci, non lasciarci qui, sotto le macerie di questo mondo. Dio abbiamo bisogno di te, possiamo solo affidarci a te. Dove sei? Neanche un altare da guardare, una croce su cui piangere, tutto distrutto dall'uomo...NO, dalle macchine, dagli aerei. Ecco l'uomo di oggi uccide, ma senza guardarti negli occhi, tutto avviene da lontano. Dove andremo a finire? L'uomo ha paura di guardare in faccia il suo nemico, perché lo sa che in fondo non è un nemico è solo un altro uomo; ha paura di affrontare gli occhi piangenti di un bambino, lo sguardo triste di una donna, non vuole vedere la paura nel volto dell'altro, la sua stessa paura. Dove andremo a finire? Uccideremo i nostri simili sempre da più lontano senza pensare a ciò che facciamo? Dio ferma tutto questo, blocca la mente dell'uomo, il libero arbitrio distruggerà la nostra terra, uomini simili si odieranno, ieri giocavano insieme e domani si uccideranno.

Sì...si uccideranno ma da lontano perché se gli occhi non vedono la coscienza può stare tranquilla come se non ci fosse nulla di sbagliato. Quinto comandamento: non uccidere. No, ma..in guerra è diverso, loro ci hanno attaccato, dobbiamo difenderci, dobbiamo difendere la nostra cultura, ma è la nostra cultura che cade sotto il peso di questa guerra, sotto il peso della morte, dei comandamenti che non si rispettano, della preghiera a Te, o Dio, che si vanifica tra le bombe. Oh Dio dove andremo a finire? Vivremo di paura, di chiusura, oh Dio, non ci guarderemo più negli occhi per non vedere il male che facciamo. Come questi aerei che bombardano dall'alto, che hanno distrutto la Tua casa e le nostre perché? Perché? Perché se non lo vedo non so quanto male ho fatto, se gli occhi non vedono, Dio, allora io non ho fatto nulla.

Riflessione su 15 anni

15 anni sono un'infinità di tempo eppure sono passati così velocemente. Una ragazzina si è persa nei meandri della vita diventando donna, i sorrisi talvolta sono diventate lacrime, quello che era un sogno si è tramutato in un incubo senza fine, che appare e scompare a fasi alterne. Eppure 15 anni danno tanto, formano tanto, cambiano tanto. Ricordi su ricordi che si accavallano e si sovrappongono, emozioni che fluttuano assieme nella loro diversità e sfociano tra ansia ed emozione in un volto un po' più tondo e più maturo. Un piccolo sorriso appare sulle labbra, come cambia la vita, prima hai un ruolo e poi il suo opposto, prima ridi e poi piangi, prima sei figlia e poi genitore, prima ascolti i consigli e poi ad un certo punto li dai. Quante emozioni quella sera e quante ieri sera. Stesso luogo, persone diverse, vite diverse. Quante amicizie cambiate ed altre rimaste, quanti pugni nello stomaco da chi credevi vicino, quante soddisfazione da una vita che a volte sembra essere sfuggita di mano ma che soprattutto non è quelle che allora volevo, nel bene e nel male. Quante scelte sbagliate e quante giuste in tutti questi anni? E chi sa come sarà fra altri 15, anzi mi chiedo come sarà fra 15 giorni, così vicini eppure così imprevedibili.

sabato 2 luglio 2016

Le domande spiazzanti

Non so come siano i vostri figli ma le mie ultimamente pongono domande sempre più complesse, di quelle che non ti aspetti e sono momenti di panico. Ieri nell'ordine, le due bestioline mi hanno posto le seguenti questioni:
Maddalena: mamma cosa vuole dire che sei consigliere comunale? ok questa è facile, posso rispondere, allora le ho spiegato cosa fa un consigliere, le ho spiegato che viene votato, che io però sono nella minoranza e quindi alle ultime elezioni avevamo perso, che ho sostituito un altro consigliere. Bene, sembrava aver capito, finito il consiglio comunale, Maddalena mi viene incontro e mi chiede: Come è andata? Cosa hai deciso? Bene, non aveva proprio capito tutto, ripartiamo a spiegare che non è che decido qualcosa ma controllo e dò la mia opinione su quello che fa l'attuale amministrazione. Ora sembra più convinta ma incalza: quando ti votano di nuovo? Fra tre anni le rispondo, così tanto? mi dice. Allora partiamo con la spiegazione delle elezioni, insomma ieri sera abbiamo fatto lezione di cittadinanza attiva a casa. Ma il bello arriva con la domanda di
Adele: Mamma ma il bambino che farò quando sarò grande dove è adesso? Porca miseria, che cavolo le rispondo??? Aveva provato questa domanda già un po' di giorni fa ma grazie ad un po' di trambusto ero riuscita a bypassarla. Stavolta invece, sul divano io e lei, non avevo scampo. Allora ho deciso di usare la risposta che Michele mi aveva suggerito quando gli avevo accennato alla domada della bionda: Con Gesù! Lo sguardo di Adele mi ha fatto capire che se io credevo poco a quella risposta lei ci credeva ancora meno, ok, mi sono detta facciamo un po' di 'affettività: allora ora è un po' in te e un po' nel ragazzo che troverai QUANDO SARAI GRANDE GRANDE (meglio sottolineare che deve essere grande) e a cui vorrai bene (sottolineamo anche questo aspetto). Risposta di Adele: non può essere nelo maschio, i maschi non fanno i bambini (Che palle, ma una figlia meno puntigliosa e attenta non potevo averla?) No, infatti poi, sarà nella tua pancia. Adele: Ma i maschi perchè non possono?...Ah sì perchè lora hanno il pisellino e io la patatina. Esatto Adele. Ride e grazie a Dio le domande finiscono. Che poi mi chiedo, ma perchè ogni tanto queste domande non le fa al papà, sempre io queste cose complesse. Se a 4 e 7 anni mi fanno queste domande a 15 cosa diranno????? Questa cosa mi sconvolge!;)

venerdì 1 luglio 2016

Pressione bassa

Mi alzo dalla sedia e la mia testa improvvisamente si ritrova al centro del Tagadà alla sagra di Nervesa, ma io in quella giostra non ci salgo da almeno 15 anni!! No giusto, si chiama ipotensione, o meglio pressione bassa, quando cioè la massima non arriva a 100 e la minima...beh meglio non dirlo. E' una sensazione inebriante, per qualche secondo non sono in nessun mondo, fuori dal mio corpo che rimane immobile, almeno spero, sì perchè se si muove implica che mi ritroverò sdraiata a terra in men che non si dica. La caffeina e la liquirizia diventano pura droga di sopravvivenza, una sorta di medicinale salvavita, nella speranza che il meteo sia dalla tua e ti aiuti a superare questo movimentato momento, perchè quando la pressione è bassa non c'è niente di tranquillo, tutto si muove e tutto può cambiare in un attimo.
Anche il tuo volto assume pose e colori che gli altri non capiscono bene, non è che sono triste o arrabbiata ma sono concentrata a non cadere, sto convincendo il sangue a girare per le vene in maniera adeguata e questo impone un controllo totale! Una distrazione potrebbe essere fatale, il colore verdastra, bianco è segno che se mi sei vicino, dovresti avvicinarti ulteriormente per evitare lo sfracellamento al suolo, se le labbra sono blu....beh a quel punto sono già per terra, alzami le gambe e aspetta, prima o poi mi riprendo.
Sempre stanca, veramente non riesco a far nulla, ogni attività mi porta ad uno sfrozo sovraumano, che capisco essere inconcepibile per chi non ha mai fatto parte del magico mondo degli ipotesi, beh che poi ho capito essere un mondo simile a quello della droga, me lo ha spiegato un ragazzo che conoscevo anni fa, insomma fumando lui sentiva tutto girare, il suo corpo distante dalla sua testa, molto leggero, non c'è niente di diverso, tranne il fatto che io non l'ho scelto e quando arriva me lo becco e basta. La consolazione? non fa male alla salute...tranne quando tonfi a terra come un sacco di patate, ma insomma non è detto che in quella caduta tu debba incontrare ostacoli che ti possano sfracellare quindi, insomma, si può sopportare...con caffè e liquirizia sempre a portata, però!

venerdì 20 maggio 2016

Per i profughi di Idomeni



Non mi interessavano auto lussuose o ville con piscina, volevo solo un luogo dove non rischiare di morire ogni giorno, dove mio figlio avrebbe potuto avere un futuro: una scuola da frequentare, un vestito da indossare, un luogo dove fossimo trattati finalmente da esseri umani.
Ma mi sbagliavo, eccoci qui nel limbo, nessuno ci vuole, ammassati come bestie in un campo, in balia di tutto: se fa caldo siamo in un deserto, se piove in un lago. Non possiamo decidere, non possiamo muoverci, solo aspettare ma non sappiamo né chi né per quanto. Siamo ciò che nessuno vorrebbe vedere né avere vicino, il mondo sembra vergognarsi di noi, ha paura di noi, di ciò da cui scappiamo, di ciò che desideriamo. A volte, da quegli stati che volevamo raggiungere, arrivano furgoni con scatoloni pieni di abiti, di medicinali, di scarpe: la nostra salvezza. Agghindati come pagliacci, indossando a caso ciò che troviamo, siamo salvi e ringraziamo il cielo che queste persone esistano e si ricordino di noi e si ricordino che anche noi, abbandonati qui, siamo esseri umani.

lunedì 16 maggio 2016

Riflessione dopo un matrimonio

Non è che faccio della mia vita una riflessione ma in questi giorni mi è capitato di soffermarmi su quello che mi stava accadendo. Il weekend appena trascorso è stato bellissimo ed in maniera del tutto inaspettata: matrimonio di una coppia di amici con cui i rapporti si erano sfilacciati, le aspettative non erano delle migliori, non perchè qualcosa dovesse andar male ma quando non ti vedi da anni la paura del 'non avremo nulla da dirci' c'è.  E così oggi mi trovo a riflettere su come sia andato tutto tremendamente bene, non solo sabato ma anche nella riproposizione di domenica, tutti con voglia di vedersi e di scherzare al punto che oggi sta continuando via whatsapp, allora perchè? Ecco le possibilità:
1 - Non esistevano i gruppi di whatsapp, anzi non esisteva whatsapp...lasciamo stare perchè così mi sento vecchia (comunque c'erano summer card e christmas card, ma non i gruppi). No, non può essere solo questo, i rapporti di quel vecchio gruppo di amici si erano sfilacciati nel tempo, con l'arrivo dei matrimoni, dei figli.
2- L'età, sì ma non anagraficamente (anche perchè se ci vedevate sabato, sembravamo più adolescenti in preda a crisi ormonali che adulti coscienti).
Sono giunta alla conclusione che la vita ci ha modificato, ci ha plasmato a suon di clavate in testa e di calci sul sedere, ci ha dimostrato che le nostre convinzioni non erano altro che una splendida favola dentro la nostra testa, ma poi ogni giorni ciò in cui vivi è un'altra storia.
Ed eccoci qui tutti trentenni a capire che un mojito non uccide, che te ne puoi fregare di quello che dice la gente se urli, balli come un demente e se ti ubriachi, che in fondo la vita è una e la puoi prendere anche leggera, che se è una pietra poi sei tu che te la devi portare.
Sì ognuno di noi ha il suo macigno, i suoi momenti down e la voglia di uccidere qualcuno che ti ha fatto soffrire ma ogni tanto puoi buttare tutto 'in vacca' e creare un gruppo whatsapp per ogni momento della giornata, fare selfie a manetta e fregartene se gli adolescenti pensano che sei peggio di loro e poi postarli tutti su facebook solo per vedere quanti 'mi piace' ricevi.
E così dopo tanti anni puoi anche rivedere degli amici e ricreare un gruppo che si era sciolto perchè sai chi hai davanti ma adesso sai anche come accettarlo, come tirar fuori il meglio di te e il meglio di lui, perchè adesso di certe cose sai che non te ne può fregar di meno e lui è sempre parte della tua vita.

mercoledì 11 maggio 2016

RIFLESSIONE SUI 32

La mia riflessione sull'età oggi è scaturita da un dialogo con Adele, già perchè mi sono resa conto che mia figlia a 4 anni e mezzo ha una vita sentimentale molto più dinamica di quanto sia stata la mia in 32, questo  mi preoccupa non poco per vari motivi: primo, se è così ha chiaramente il gene Caoduro, questo significa che un giorno mi ritroverò alla porta di casa mamme di ragazzi in depressione a causa sua e io ho deciso che li manderò dallo zio Icio, perchè chiaramente la nipote gli assomiglia e quindi è giusto che se ne occupi lui. Secondo, non è possibile che la mia vita sentimentale sia stata così piatta, quindi avrei il diritto di recuperare, no? Certo se io solo ci penso e ne scrivo sembro una p...oco di buono, se lo fa Michele è un figo (dopo tratterò il mio presunto iperfemminismo) però diciamo che io lo vivrei ancora in maniera diversa, nel senso che mi sono fermata più o meno all'età delle favole (alla mia epoca non c'erano le winx con il morosetto, ma Barbie che aveva l'eterno Ken), cioè continuo ad aspettare il principe azzurro sul cavallo bianco, solo che, siccome sono aperta di vedute e moderna, dovrebbe essere Bolt (più che aperta di vedute, oggi grazie al ragazzo che seguo a scuola ho avuto il piacere di vedere il video su  youtube 'falsa partenza di Bolt', donne guardatelo, e quando si toglie la maglia capirete perchè è il principe azzurro!). La riflessione è maturata poi sul mio femminismo convinto perchè mia comare Gioia mi ha regalato un libro, ma prima ancora che aprissi il pacchetto mi ha detto:'So che sei una femminista convinta, ma non fermarti al titolo.' Questa cosa mi ha particolarmente divertita, in effetti il libro si intitola 'Sposati e sii sottomessa!' cosa che effettivamente potrebbe far muovere ogni mia molecola femminista contro l'autrice ma giuro che lo leggerò, che poi, è quello che sono, cioè lavo e stiro ancora io quindi insomma, sono chiaramente e decisamente sottomessa (sì come avete capito il mio grado di sottomissione dipende dal numero di lavori di casa che devo ancora fare) oppure una casalinga disperata ma senza giardiniere strafigo, questo non vuol dire che cerco un giardiniere ma piuttosto una signora delle pulizie. Oggi degli amici, uno in particolare un po' stronzetto (ma lo dico con simpatia), ha trovato la soluzione a questo, definendomi vecchia da casa di riposo, mi ha fatto notare che potrei sfruttare i miei giovanissimi, facendo loro credere che pulirmi la casa sia volontariato, in effetti sarebbe una grande cosa, quindi miei cari Attivissimi ho già preparato le attività, più o meno vi uso tutti, ognuno con mansioni diverse...sarebbe una vera esperienza di servizio. Basta, mi sto dilungando troppo, perciò concludo con un grazie a tutti quelli che mi hanno scritto, so che avrei potuto mettere mi piace a tutti i post, scrivere grazie ad ognuno ma io sono pigra e così vi beccate questa pallosa riflessione di 'ciovane' donna. Sì perchè anche se ho passato gli ultimi 3 giorni con male al collo e alla schiena, se vado in palestra in orario pensionati, ciò i kg di troppo da donna over, ho due figlie ormai autonome, insomma a 23 anni sono giovanissima! No, non ho sbagliato, io oggi ne ho compiuti 23 e poi arriverò definitivamente a 25, perchè come sa anche Maddalena, mamma si è fermata a quell'età, tutti quelli dopo non si contano.

giovedì 28 aprile 2016

L'anello vibrante

Tanti anni fa, quando ancora non esisteva Whatsapp e anche Facebook era una chimera, una giovane ragazza di nome Scintilla stava per compiere gli anni e le sue amiche sapevano cosa regalarle, da pochi giorni infatti una famosa azienda aveva messo in vendita un anello un po' particolare che non veniva infilato alle dita e che la giovane bramava nella speranza di rendere maggiormente vivace l'attività ludico-motoria che faceva con il suo fidanzato di allora. Le amiche Verdiana e Safiria erano sicure ma un po' timide quindi decisero di agire insieme. Un pomeriggio andarono nell'ipermercato più vicino perché Verdiana aveva visto, in un attacco di shopping ossessivo compulsivo, l'anello in vendita. Dopo aver preso l'oggetto il problema era passare la cassa e soprattutto la cassiera ma Verdiana, molto esperta, disse: - Andiamo da quella lì in fondo, l'ho già vista, è sud americana e sembra molto aperta di vedute. Dopo aver appoggiato l'oggetto in cassa entrambe capirono che la donne forse non era così aperta di vedute (che poi, dopo anni Safiria si chiede ancora come si possa capire che una cassiera è aperta di vedute: forse da come passa gli oggetti sopra il lettore? Da come indossa il cartellino di riconoscimento? Bah): due occhi sgranati, la bocca che per poco non si spalancava e un cartello in fronte con scritto: 'siete lesbiche e vi piace divertirvi, brutte cattive!? ( Beh forse brutte e cattive non erano i termini della sua mente ma facciamo finta che lo fossero). Le due ragazze col viso color pomodoro molto maturo, pronto da far passata, pagarono nell'imbarazzo generale e scapparono non avvicinandosi più alla cassiera negli anni a venire. Il regalo venne molto apprezzato: Scintilla era pronta ad accendere il fuoco e questo doveva accadere qualche giorno più tardi, alla prima occasione utile e così fu, salvo che non tutte le ciambelle riescono con il buco così come non tutti gli anelli sono vibranti... Nel bel mezzo del divertimento, pronti per utilizzare l'anello, all'accensione fa cilecca, riprovano, niente. Lui, l'uomo della situazione, doveva risolvere la cosa e così mentre Scintilla stava per prendere fuoco, il maschio alfa ha preso l'estintore, o meglio il cacciavite e si è messo a smontare l'oggetto nel tentativo e nella convinzione (sbagliata) di poterlo risolvere. Dopo numerosi tentativi, la rinuncia totale e definitiva all'oggettino. Ed è così che finisce la storia dell'anello vibrante che non ha mai vibrato.

sabato 23 aprile 2016

Più che amici

Era suonato il campanello, Marta sperava che sua madre non entrasse a chiamarla, non voleva ancora vedere nessuno. Lì sola nel suo letto stava bene, o meglio riusciva a sopportare ciò che le era accaduto.
La porta della sua camera si aprì, Marta sbuffò ma non si girò per guardare chi era anzi continuò a tenere gli occhi chiusi nella speranza che sua madre capisse e se ne tornasse in cucina a intrattenere da sola gli ospiti. Invece si sedette, una mano le sfiorò il braccio e si fermò sopra la sua: non era sua madre pensava: se faccio finta di dormire se ne andrà. - Potrei cominciare con un te lo avevo detto, ma sai che non ti farei pesare nulla!- riconobbe quella voce e dopo giorni le si impresse un piccolo sorriso sulle labbra. Quella mano le strinse la sua e tanti ricordi le tornarono alla memoria, erano passati più di dieci anni ma non poteva dimenticare la sua quarta liceo.

Quando il preside l'aveva fatta chiamare in ufficio durante l'ora di matematica, si era chiesta cosa volesse, di certo non si era preoccupata, era una studentessa modello, di quelle che non rompono mai le scatole, che non rispondono male agli insegnanti e che danno sempre il massimo. Proprio elencando le sue innumerevoli doti scolastiche, il Preside aveva iniziato un discorso che Marta non capiva a cosa portasse, ma sembrava proprio una captatio benevolentia anche un po' troppo lusinghiera e questo la preoccupava parecchio. Quando il prof. Marchese era arrivato al dunque, aveva capito che aveva tutte le ragioni per essere preoccupata: Le stava chiedendo di affiancare Giacomo a scuola, diventando la sua compagna di banco e possibilmente anche a casa, facendo con lui i compiti e studiando. Prima di lasciarla parlare, il preside aveva continuato dicendo: - Ne ho già parlato con gli insegnanti e con i suoi genitori, ci sembra una buona possibilità, tu sicuramente ne hai le capacità e magari lui a te dà ascolto!- Peccato non ascolti nessuno pensò Marta. - Se non ascolta né voi insegnanti, né i suoi genitori, dubito ascolti me!- aveva risposto la ragazza terrorizzata all'idea ma il preside aveva insistito e lei aveva deciso di giocare la carta mamma e papà contrari:- Non so se i miei genitori accetteranno, ci tengono molto che io vada bene a scuola e poi il pomeriggio non sarei più a casa!- Il preside le rispose che ci avrebbe parlato lui, Marta sapeva che quello non era un bene, i suoi alle parole di Marchese non avrebbero detto di no e così fu. Lei era disperata nonostante tutte le sue amiche la invidiassero, Giacomo era il ragazzo più figo della scuola, quello che fumava e bruciava e che stava solo con la gente di un certo tipo, insomma il bello e dannato della situazione. Appena due giorni dopo l'incontro con il preside, fu cambiata di posto, da quel giorno alla fine dell'anno sarebbe stata vicina a Giacomo. La convivenza scolastica iniziò malissimo, lui cominciò subito a torturarla con dispetti continui: quando scriveva le spostava il foglio, le prendeva le matite senza chiedere. Marta portò pazienza i primi due giorni, alle seconda ora del terzo giorno decise di agire: appena lui le spostò il foglio, lei alzò la mano sinistra e la avvicinò al braccio di lui, in maniera leggera prese il primo strato di pelle tra pollice e indice e poi cominciò a stringere con tutta la forza che aveva. Giacomo scattò in piedi urlando ma da quel momento il loro rapporto cambiò completamente e lei cominciò anche ad andare da lui nel pomeriggio. In quelle ore, tra i compiti e lo studio chiacchieravano un sacco, di qualsiasi cosa, lei parlava di mamma e papà che l'adoravano, lui le raccontava quanto i suoi genitori non ci fossero mai ma che gli compravano qualsiasi cosa. A scuola nessuno sapeva quanto si fossero uniti e loro di certo non lo davano a vedere, anche se tutti avevano notato come Marta fosse l'unica che poteva permettersi di dirgli qualcosa, di rispondergli male e di mandarlo a quel paese.
Un pomeriggio mentre studiavano storia Giacomo le aveva preso la mano, a Marta si era gelato il sangue, aveva provato una sensazione strana, lo aveva guardato ma lui aveva continuato a guardare il libro, nessuno dei due aveva detto nulla ma da quel giorno, quando studiavano le due mani si incrociavano.

Giacomo, seduto sul letto vicino a lei, riprese a parlare: - Ti avevo promesso che sarei arrivato appena avessi avuto bisogno!- Marta si ricordava benissimo anche il momento in cui gliel'aveva detto: erano a casa di lei, l'ultima volta insieme prima che lui partisse per l'università a Milano. Lui lo aveva detto che sarebbe tornato appena lei ne avesse avuto bisogno, eh già c'era sempre stato per quanto distante vivesse, lui non la mollava mai.

sabato 19 marzo 2016

Polpette di pollo senza lattosio e glutine

Avete scoperto di essere intolleranti a glutine e lattosio come me? È una palla,vero?beh stasera ho provato a fare delle polpette che potevo mangiare anche io! Ora,le dosi non sono proprio precise perché le ho fatte un po' a caso ma è facilissimo:
Ingredienti: 
Carne di pollo arrosto avanzata (circa 1/4 di pollo)
2 uova
100 gr di Stracchino di riso
Sale e pepe qb
Farina per celiaci

Tritate la carne finemente con il frullatore, mettetela in una ciotola, aggiungete le uova, il sale, il pepe e lo stracchino, mescolate finché l'impasto diventa omogeneo e si riescono a fare le polpette. Passatele nella farina per celiaci e friggetele in olio di oliva ( o quelle che usate di solito) per qualche minuto.
Sono piaciute anche a Maddalena e a Michele 
Buon appetito 
Queste sono quelle avanzate!

giovedì 17 marzo 2016

AUTO IN PANNE

Al tramonto l’auto lo abbandonò, tra le nevi di un paese diroccato in mezzo all’aquilano, lui solo tra il freddo e la notte che lentamente usciva dall’Appennino. La prima cosa che fece Franco fu prendere il telefono con la certezza del professionista a cui non si può dir di no: il segnale era assente, si trovava in un paese dimenticato da Dio e dagli uomini. La sicurezza dentro di lui cominciò a incrinarsi, alzando la leva del cofano, voleva provare a sistemarla da solo, ma lui di motori non ne sapeva nulla, lui era abituato a telefonare: con una telefonata sapeva risolvere qualsiasi problema in ogni parte del mondo, ma per il fai da te non aveva mai avuto né tempo né voglia.
“Maledetto viaggio di piacere!” pensò. Mirella aveva insistito tanto, voleva a tutti i costi fare un fine settimana in una SPA, per rilassarsi, diceva lei, e così dopo mesi e mesi Franco aveva accettato, ma lui sarebbe arrivato solo il venerdì in serata, perché prima aveva degli appuntamenti di lavoro.
Lì in quella strada deserta, ai piedi di un paese abbandonato, l’uomo d’affari aveva solo due possibilità: aspettare nell’auto fredda il passaggio di qualcuno oppure incamminarsi alla ricerca di un segno di vita che per ora non vedeva.
Decise di star lì fermo in attesa ma dopo mezz’ora non era cambiato nulla, tranne che la notte si era completamente impossessata della strada, solo la luna, alta in quel cielo freddo illuminava l’intorno. Franco scese dall’auto, prese da sotto il sedile il gilet e ringraziò la moglie che glielo aveva comprato e sistemato in auto, raccolse la ventiquattrore, chiuse l’auto e cominciò a vagare per quell’unica strada di fronte a sé.
La solitudine e il silenzio non facevano parte del suo essere, lui viaggiava tra appuntamenti di lavoro, intervallati da telefonate lunghissime, mail, messaggi: una vita sempre connessa e sempre organizzata nel dettaglio da Silvia, la sua segretaria. Mai un imprevisto, mai un momento di ritardo. Che strana sensazione essere improvvisamente solo con se stesso, cominciò a pensare alla settimana successiva, a tutto ciò che lo aspettava, ma dopo 20 minuti aveva già ripassato il suo planning ed era riuscito a incastrare anche una telefonata alla figlia a Londra e ora su cosa poteva concentrarsi? Dentro di lui sentì una stretta allo stomaco, una sorta di ansia che lo pervadeva: oltre al lavoro cosa aveva? Cosa sapeva di sua figlia Rebecca? Lavorava a Londra, in una galleria d’arte, ma oltre a ciò? Aveva forse un fidanzato? Viveva con qualcuno? Sì, sua moglie sapeva tutto, aveva delegato a lei il compito di badare alla figlia fin dalla nascita, quante cose aveva perso. Lui non c’era mai, era in viaggio di lavoro, a una riunione importante e lì in quella solitudine capiva che non poteva pensare a sua figlia perchè la conosceva meno della sua segretaria. La stretta allo stomaco peggiorò e decise di cambiare pensieri, si concentrò su sua moglie: Mirella, era una parte di lui, fuori dall’ufficio era lei a far sì che tutto fosse sempre perfetto: la casa, le uscite ufficiali e quelle con gli amici, le cene, gli abiti. Tutto sempre egregiamente pronto. Ma neanche di lei sapeva molto, cosa faceva durante il giorno? In tutte quelle ore in cui era sola? Forse andava in palestra o al bar con le amiche, o rimaneva chiusa in casa? Non si ricordava neanche se avevano una signora per le pulizie o meno eppure senza Mirella non avrebbe mai potuto vivere.
Quella solitudine, quel silenzio gli facevano male, stavano scavando dentro di lui come non era mai accaduto, non aveva mai provato quel senso di angoscia che ora stava vivendo e che lo portava in un limbo di instabilità, quei pensieri lo avevano colpito come un pugile che ha abbassato la guardia, quel destro l’aveva preso in pieno e lo aveva messo K.O.
«Ehi! Hai bisogno di un passaggio, vecchio?» Quella voce giovane lo fece sobbalzare, non si era accorto dell’auto che era sopraggiunta, non riusciva a rispondere.
«Va tutto bene?» Continuò il ragazzo, un po’ preoccupato da quell’uomo ben vestito, che sembrava totalmente stranito «Ti serve un passaggio?»
«Sì, scusa, la mia macchina è in panne!» Franco salì nel posto del passeggero, spiegò dove doveva andare, il ragazzo lo rassicurò e gli diede il numero di un meccanico; finalmente si rilassò. Non vedeva l’ora di abbracciare sua moglie e di sentire sua figlia, aveva bisogno di loro, delle loro voci, delle loro storie, della loro e della sua vita. Pensò che forse stava solo diventando vecchio o che forse era colpa del luogo ma che qualsiasi fosse stata la motivazione ora si sentiva felice, sapeva cosa fare e come farlo.

venerdì 11 marzo 2016

Quattro amiche

Erano in quattro come le protagoniste di Sex and the city ma delle newyorkesi avevano proprio poco (nessun party tra personaggi famosi, né rubriche su un giornale o cene di gala, nessun riccone pronto ad andare a Parigi per riprendersele, beh neanche nessun pittore che le portasse nella città più romantica del mondo, al massimo il viaggio se lo organizzavano da sé e costringevano il marito a seguirle, però il blog quello sì, una di loro ce l'aveva), la loro vita si destreggiava tra le incombenze di mamma, moglie e lavoratrice di un qualche tipo, per fortuna che a tenerle aggiornate una dell'altra c'era whatsapp. Quella serata era nata proprio nella chat, erano troppi mesi che non si vedevano e avevano proprio bisogno di sedersi attorno ad un tavolo: da sole a chiacchierare su tutto e tutti, a raccontarsi tutte le novità che la vita stava dando ad ognuna di loro.
Marta sarebbe partita alle 21.30 da casa e le avrebbe recuperate una ad una. Sì quello era l'orario giusto per loro: bimbi a letto, cucina riassettata e pure una sistemata personale davanti allo specchio; solo lo stomaco era un po' contrario a mangiare così tardi, non era più abituato, ma una volta ogni tanto ne valeva la pena. 'Arrivo!' messaggio chiarissimo e nessuna si fece aspettare, avevano anche già deciso dove andare: un pub carino, cibo buono e vario e musica bassa così avrebbero potuto chiacchierare al meglio (ogni tanto ma proprio raramente andavano pure in discoteca fino alle 4 del mattino, ma questo non era il caso). Avevano tutte delle novità da raccontare ma Silvia era tra loro la più estroversa e chiacchierona tanto che cominciò già a parlare in auto: - Ragazze (sì, non lo erano più ma tra loro continuavano a chiamarsi così nella speranza che anche il Tempo lo capisse e tornasse indietro di una decina d'anni) ho un problema gravissimo!- Il suo tono serio preoccupò le altre, Chiara sedutale di fianco nel sedile di dietro la guardò e le disse con il tono della suora pronta ad una confessione, nella sua testa già si palesava una grave malattia, una separazione o un omicidio: - Racconta!-. - Il sesso con mio marito non funziona più!- Elisabetta e Marta dai sedili davanti scoppiarono a ridere, Silvia passava da: 'mio marito è meglio di Rocco Siffredi '(neanche lo avesse provato) a 'è già in andropausa!' - Non ridete, sono seria!- Chiara con un gesto del viso la invitò a continuare cercando di trattenere le risate. - Insomma, ormai già da qualche settimana raggiunge l'orgasmo molto prima di me e poi, bang si addormenta come un coniglio dopo aver inseminato-. - Carina l'idea del coniglio però il maiale ci sarebbe stato meglio!- Disse Marta mentre Elisabetta che in questo argomento era sicuramente la più esperta per il suo passato universitario molto vivace sentenziò: ' Con un dildo o con uno giovane risolvi ogni problema!' Lei era sicuramente la più scaltra e la più diretta! - Eli!!!!- dissero in coro le amiche in una finta riprovazione per le sue idee. - Beh non vorrete mica che rimanga insoddisfatta, almeno così si diverte, se siete troppo perbeniste per il toy boy almeno il dildo, ed evitate di fare le facce da suore che non lo siete!- Tutte e tre cambiarono di colpo l'espressione del volto e si misero a ridere. Marta prese la palla al balzo: 'Beh ragazze, visto che stiamo parlando di questo, mi hanno proposto una di quelle dimostrazioni in cui si parla di benessere della persona in particolare della donna, dove c'è un po' di tutto, anche per...- era un po' imbarazzata a parlarne- insomma per i momenti più intimi! Sì ma da un punto di vista salutistico.- si affrettò a dire. - Beh sicuramente con certi oggetti nel comodino una donna sta sicuramente meglio, rompono anche molto meno di un uomo!- rispose Eli che aveva capito già di cosa stesse parlando. - Scusa, ma cosa vendono? Quei cosi lì?' - chiese Chiara stupita.- Quei cosi lì si chiamano Dildo, a 30 anni suonati chiamali con il loro nome! Ma sì, non hai mai sentito queste dimostrazioni? Vendono anche manette e gel!- Elisabetta si stava divertendo come una pazza nelle descrizioni, le facce delle sue amiche sembravano sempre più interessate. - Ma anche gel ritardanti?- si informò Silvia – Beh, immagino di sì ma non ci sono mai stata ad una loro serata.- rispose Elisabetta un po' contrariata perché non era ben informata. - Se neanche Elisabetta c'è mai stata dobbiamo proprio organizzare!- sentenziò Chiara. - Fatta! Appena arriviamo al parcheggio mando un messaggio alla dimostratrice, così troviamo un giorno che vada bene a tutte.- disse Marta. - E chissà che mi risolva anche i problemi!- sospirò Silvia. Risero tutte e quattro, erano arrivate al pub. - Intanto potresti evitare di spogliarti quando lo fate, tieniti su un bel pigiamone in pile, vedrai che avrà molti più problemi!- disse Marta scendendo dall'auto e prendendo in mano il cellulare. - Tu fai così?- Le chiese Silvia mentre si incamminava verso l'ingresso del locale. - Anche di peggio!- rispose Elisabetta, - adesso vi racconto cosa ho combinato io l'altra notte.- La serata si prospettava frizzante e sicuramente avevano un sacco di argomenti di cui parlare.

giovedì 10 marzo 2016

il mio voto

Quella notte non ero riuscita a dormire bene, ero troppo agitata per riposare. La mattina appena avevo sentito il gallo cantare mi ero alzata, avevo aperto le imposte, il sole stava appena nascendo, era ancora presto ma ero troppo nervosa. Sono andata a prendere l'acqua e ne ho messa sul tinello, ho indossato il vestito della festa, quello delle grandi occasioni, le scarpe migliori, mi sono seduta al tavolino per lavarmi la faccia e pettinarmi. Quando sono scesa mio padre, mia madre e mio fratello erano già seduti a fare colazione, i loro sguardi al mio ingresso erano sconvolti: - Perché ti sei vestita così?- Ha chiesto mio padre con il suo tono duro. - Oggi è un grande giorno per il mondo!- Ho risposto e mio fratello si è messo a ridere: - Guarda che negli altri paesi le donne votano già!- Non poteva capire la mia gioia, ho lasciato stare, mi sono messa a mangiare un po' di pane e poi è arrivato Gianni, già non potevo andare da sola, non sarebbe stato bello a vedersi.
Finalmente ero di nuovo sola: io, un foglio di carta e una penna per scrivere. La mia mano tremava, non riuscivo a tener fermo il pennino, il mio stomaco si era occluso e piano piano una lacrima mi è arrivata agli occhi. L'emozione era così grande che non riuscii a non piangere, per la prima volta nella mia vita, ciò che pensavo contava qualcosa, sarebbe servito per delle decisioni importanti. Prima di uscire mi sono asciugata gli occhi, non stava bene piangere in pubblico. Appena fuori, Gianni era già lì che mi aspettava: 'Quanto ci hai messo!' mi ha detto. Gli ho risposto che era una scelta importante, non potevo non pensarci. Lui si è messo a ridere: 'Non sapevi già cosa votare?' 'Non ho mai votato e volevo pensarci ed essere sicura di mettere i segni al posto giusto – stava per ridere come se fossi una scema, mi fermai davanti a lui e lo guardai dritto negli occhi – tu sei sicuro di aver fatto giusto? Neanche tu hai mai votato! -Ho fatto come mi ha detto mio padre! - Non riuscivo a crederci, anche per lui era la prima volta dopo anni di fascismo e lui faceva ciò che diceva suo padre, non aveva un pensiero suo, glielo dissi, lui cominciò a borbottare qualcosa contro le donne e su cosa stava creando questa nuova forma di libertà. Salimmo in auto e non dicemmo più nulla. A casa mia entrò, avrebbe mangiato lì. A tavola Gianni, mio padre e mio fratello cominciarono a parlare delle votazioni, della politica, della guerra ma nessuno di loro nominò il voto alle donne. Sapevo che mio padre era contrario e sapevo che mia mamma era troppo in soggezione per andare a votare visto che lui non lo voleva o forse neanche lei era d'accordo: nel suo ruolo di donna di casa, capiva le preoccupazioni di un uomo ormai vecchio, per mio padre quello era solo l'inizio della fine. Mangiammo nel silenzio di noi donne, sentivo il disagio attorno a me, a quello che avevo fatto e che papà non voleva, poi verso la fine mia madre si alzò, tornò a tavola con il dolce delle feste, quello troppo costoso per una giornata tradizionale come quella. Me lo mise davanti, mi guardò negli occhi e disse: 'Oggi è un grande giorno per noi!'

mercoledì 9 marzo 2016

La formichina del dentino

Arrivati all'età scolare, ecco una nuova incombenza...la formichina del dentino.
Al primo dentino con Maddalena è andato tutto alla grande, oltretutto ha avuto diverse formichine, tutte bene informate che hanno fatto arrivare banconote di piccola taglia in piena notte, con una precisione svizzera, neanche fosse stato un ricatto. Naturalmente queste formichine dopo il primo dentino hanno deciso che non era più competenza loro o forse hanno fatto i conti sul numero di dentini che si sarebbero levati e sul numero reale e potenziale di nipoti nel prossimo futuro: insomma facendo 2+2 hanno chiuso i portafogli.
Bene, ora la formichina è rimasta una sola!
Secondo dentino, tutto benissimo...salvo che, dopo qualche settimana, Maddalena ha scoperto una scatolina d'argento con dentro i suoi primi due dentini. Alla domanda: mamma perchè ci sono i miei dentini se li aveva portati via la formichina? La prima risposta è stata: 'scusa Maddalena mi sono dimenticata di dirti che i primi li ha riportati per ricordo'. Diciamo che a volte penso che Maddalena mi creda solo per pietà nei miei confronti, forse pensa che io sia una pazza!
Ma il problema più grande è sorto al terzo dentino: la formichina, distrutta da una giornata molto intensa, si è addormentata prima di mettere il soldino, il formicone arrivato a casa più tardi non ci ha neanche fatto caso e quindi, la mattina successiva: il cataclisma...Maddalena appena sveglia corre giù (al che mi sono chiesta perchè andasse così velocemente, la formichina era evidentemente ancora molto assonnata) e torna immediatamente su disperata. Quanto mi sono sentita in colpa, dovevo rimediare. Ho rimandato Maddalena a letto, le ho detto che era prima del solito e che quindi non era ancora passata( ho ringraziato il cielo che l'orologio del salotto si fosse rotto e che Madda non si interessi ancora alla lettura delle ore). Sono corsa giù e ho cercato di risolvere il problema, dopo un po' l'ho chiamata per fare colazione. Al che la sua prima frase è stata: 'sei stata tu a metterli?' Naturalmente in quel momento avrei negato qualsiasi cosa purchè mi credesse , comunque mi ha creduto...da quel giorno non mi sono più dimenticata, o meglio la formichina è sempre stata ligia al dovere, anche nell'avere le banconote giuste nel portafogli! E così la mia bella bambina oggi è proprio sdentatina.

martedì 8 marzo 2016

SUPERMAMMA

UUUUUAAAAAAAA tutto comincia così o…tutto cambia così o forse no, cambia un po’ dopo, quando tuo marito se ne va a festeggiare con gli amici e l’infermiera ti porta una culla con dentro un esserino piccolo, piccolo e diciamolo…un po’ bruttino. Dal momento in cui lo prendi in braccio è finita: sei cambiata! Non c’è nulla da fare, non l’hanno ancora studiato ma sono convinta che in quel preciso momento cambi la genetica della donna, si trasforma, diventa M A M - M A. Possono dirti quello che vogliono: la società è cambiata, mamma e papà sono genitori a pari livello, dovremmo chiamarli genitore 1 e 2. COL CAVOLO! E’ la tua coccola che vuole quell’esserino, è il tuo seno che cerca in maniera naturale e poi…sarai tu che ti sveglierai di notte sentendo ogni minimo cambio di posizione, ogni colpetto di tosse, ogni vagito mentre il papà continuerà beatamente a ronfare e la mattina dopo vedendo due occhiaie che fanno invidia a Lerch, ti chiederà: Non stai bene? Tu spiegherai che il bimbo tossiva, piangeva e lui ti dirà: ‘Potevi chiamarmi,no?’ ‘Scemo, io ti ho chiamato, ti ho tirato per un braccio, ma tu hai solo cambiato la sinfonia del quieto russare.’
E’ così che va, diventi mamma ed ingrani definitivamente la marcia del multitasking, già prima avevi il sentore di essere più avanti di un uomo, ma ora ne hai la certezza: finito il lavoro fuori casa comincia quello in casa: baby sitter, animatrice per bambini, cuoca, collaboratrice domestica, infermiera di pronto soccorso (eh sì, ora gli infortuni sono sempre in agguato e anche ogni tipo di virus), psicologa ( dovrai capire come reagire ad ogni pianto: dal mamma fammi una coccola, al mamma mi sono fatto male, al mamma ti sto fregando, mamma l’ho combinata ma se piango sono salvo), impiegata di tutta la famiglia e dei nonni, porta borse di te stessa e di tuo marito; parrucchiera, estetista, veggente perché non sempre capire i disegni dei bimbi è semplice e quando ti chiede cosa ho disegnato, devi avere la risposta pronta; O quando devi preparare il pranzo e i tuoi figli almeno una volta alla settimana cambiano completamente le loro preferenze; personal stopper: se hai una femmina questo è il lavoro più difficile:’ Io i pantaloni neri non li voglio, sono da maschio; voglio le scarpe di Frozen; Rebecca ha la maglia di Violetta; le maglie con i brillantini sono le più belle; posso comprare questo vestitino? Posso le scarpe con il tacco; gli stivali sono più belli’; di conseguenza a ciò diventi esperta di yoga, già perché molte volte inizierai una respirazione tantrica per non avere un attacco isterico in luogo pubblico.

Quante emozioni ti fa provare quella piccola cosina che ti è cresciuta dentro, quante energie ti fa trovare in fondo al tuo corpo e alla tua mente. Addio lunghe dormite, addio momenti di noia, ora tutto vive in una corsa frenetica per arrivare a sera, per far quadrare tutti gli impegni senza dimenticarsi qualcuno a scuola o lasciare qualcun altro senza cena. Quante volte molleresti tutto? Tantissime ma non lo fai per un momento unico, un’emozione che non ha paragone quando ti dice: Mamma, sei la migliore mamma del mondo!  

lunedì 7 marzo 2016

Tetta

Ciao, mi chiamo Tetta,sì,sono proprio quella che stai guardando, quella che si mette in mostra con una scollatura che viene detta 'audace' per non usare brutte parole,parole volgari,dicono. Sono quella che ogni ragazzina spera le cresca almeno fino ad una terza piena,possibilmente accompagnata da una taglia 42 di fianche e da una pancia piatta,così mi notano di più. Sono quella che dopo una certa età comincia a cedere sotto il peso degli anni passati a non fare sport e degli ormoni che traballano in tutto il corpo; in quel momento vorresti tanto che fossi stata più piccola perché così la caduta di sarebbe notata di meno. Sono quella che viene tirata sù da un reggiseno con ferretto e push up o, per chi può, da un'operazione che mi spara fino al collo in un'improbabile posizione orizzontale e mi fa semeraro una pallina,che quando vedo un cane ho quasi paura che cominci a giocare con me. Sono quella che vedi un po' ovunque sui cartelloni pubblici ai e alla tv. E ti piace guardarmi,non ti fai grossi problemi ma sono anche quella che qualche volta scorgi in un angolo, in bocca ad un cuccioloetto d'uomo appena nato, sono quella che lì ti fa diventare rosso in volto,ti fa distogliere lo sguardo, come se quel gesto di amore materno fosse vergognoso, mostrasse un qualcosa di proibito eppure sono il nutrimento di ognuno di voi, sono la coccola della mamma al bambino. IO rendo donne le donne, IO faccio diventare ragazzine le bambine, madri le donne, IO sono sempre lì ad accompagnarla in un viaggio chiamato vita.

giovedì 18 febbraio 2016

Un uomo in balia del tortellino

Ogni giorno a meno 10 all'una a casa nostra comincia la lotta per non muoversi dalla sedia,ma qualcuno deve andare a prendere Maddalena a scuola...ormai rassegnata,negli ultimi giorni, mi sono adeguata a questo ruolo. Sapendo che sarebbe andata così,l'altro giorno ho deciso di preparare alla donnina i tortellini, prima di partire da casa ho preparato l'acqua e messa sul fuoco,stessa cosa con la moka per il nostro caffè e ho informato il mio illustre marito sui suoi compiti: - quando l'acqua bolle,fra 2 minuti,butta i tortellini e attento al caffè perché la moka anziana ( ha generazioni e generazioni di caffè sulle spalle) non fa più gru gru gru- mi sembrava tutto assai semplice e sono partita moooolto tranquilla. 10 minuti dopo entro in casa con Maddalena e trovo un uomo disperato...si consolava con il cellulare (strano?) con davanti 2 tazzine vuote:- versare il caffè?- lui mi guarda e mi dice che i tortellini l'avevano sconvolto,non capivo. Insomma l'uomo non sapeva che i tortellini si cuocevano in un minuto e quindi questo l'aveva sballato! Da ciò ho imparato diverse cose:
1 mai dare per scontato nulla;
2 insegnare ai figli almeno i tempi di cottura;
3 anche i tortellini possono indurre in depressione;
4 vivo con un uomo e devo ricordare certi limiti;
Oggi ho risolto la cosa preparando il risotto prima e scaldandolo all'arrivo, meglio non rischiare!

lunedì 4 gennaio 2016

Anno nuovo!

4 mesi di assoluto silenzio,mi rendo conto solo ora che non scrivo qui da così tanto,non ho neanche più pubblicato i racconti! Quante volte avrei voluto scrivere e non l'ho fatto! Chissà poi perché è allora poniamoxi degli obiettivi! Da oggi si ricomincia e si scrive,si pubblica,si va! Buon anno a tutti e che sia fertile e vivo per ognuno di voi!